4 punti in meno, 15 tonnellate in più

Articolo pubblicato sul Quotidiano del 14 aprile.

Nel giorno in cui tutti i tarantini appassionati di calcio aspettavano spasmodicamente il responso della Commissione Disciplinare sulla penalizzazione del Taranto, la città dei due mari è finita sulla ribalta nazionale per l’inquietante fuoriuscita di petrolio da una nave alla fonda nel porto mercantile. Un cargo battente bandiera panamense, come in un romanzo d’avventura, ma purtroppo è tutto vero. E così i tarantini si sono ricordati (qualora l’avessero dimenticato) delle altre e più gravi “penalizzazioni” che incombono sulla loro città.
Sono passate solo poche settimane dall’incendio scoppiato all’interno dell’Ilva, e si ha la sgradevole sensazione che per il disastro vero e proprio, quello irreparabile e definitivo, sia solo questione di tempo. E’ come se questi allarmi rientrati fossero delle piccole scosse di terremoto che preannunciano l’arrivo del “big one”. Eppure, invece di correre ai ripari, si va verso l’aumento vertiginoso delle attività di raffinazione e del traffico di petroliere. E nessuno sembra cogliere la drammatica concomitanza fra l’incidente dell’altro giorno e la procedura di assegnazione delle aree di Mar Grande per la mitilicultura sfrattata da un Mar Piccolo già dichiarato impraticabile. La Natura è stata abbastanza generosa con Taranto, regalandole – caso forse unico nel mondo – due mari. Uno è già compromesso, vogliamo giocarci anche l’altro?
La buona notizia, a sforzarsi di trovarne una, è che il disastro per questa volta sembra scongiurato, grazie anche al pronto ed efficace intervento di Ecotaras, un’azienda della cui esistenza in pochi fino all’altro giorno erano al corrente. Restare nell’anonimato fino al momento dell’emergenza è del resto il destino di chiunque in Italia si occupi di rischio ambientale.
Curiosamente, è proprio Ecotaras a offrire lo spunto per abbinare, come abbiamo fatto in modo un po’ provocatorio in questo articolo, il tema calcistico e quello ambientale. Il punto d’incontro è Cosimo “Mimmo” Battista, il responsabile qualità dell’azienda, la cui voce è stata la prima a informare il popolo del web sui dettagli dell’incidente. Fuori dal lavoro, Mimmo è un tifoso del Taranto, un curvaiolo, ed è stato fra i soci fondatori della recente Fondazione Taras 706 a.c.. In fondo tutti noi siamo più cose insieme, e fra le “due vite” di Mimmo, quella di tifoso del Taranto e di difensore del suo mare non c’è poi tanta differenza.
Sempre l’altro ieri, giornata infausta, si diffondeva la notizia della prematura scomparsa di Salvatore De Rosa, uno che chiunque abbia toccato anche di striscio le lotte tarantine per i diritti e per l’ambiente, conosceva e stimava. Salvatore era una persona di pacatezza e acume rari. Queste stesse doti si ritrovano in un suo scritto, “La città e il mare”, di cui vorrei condividere il finale. Parla di alberi e di mare pulito.

Non saprei immaginare un lusso più grande di avere una casa con affaccio su un albero o sul mare pulito. E amo gli alberi della città. Alcuni me li ricordo più bassi, li ho visti crescere; tutti hanno visto crescere me. In particolare amo quelli che ci sarebbero stati anche se non fosse sorta la città, cioè i pini. Osservo con piacere i lecci, che ho in due file nella più vicina delle strade che tagliano quella di casa. Ma, dietro di quelli, al di là delle palazzine, mi sono accorto che si ergono alberi ancora più alti, a foglie più chiare. Il maggiore ha il sommo dei rami che si apre come le dita di una mano, e con quelli mi saluta al mattino, quando entro in auto per andare al lavoro. Io so che dietro il movimento lento di quei rami c’è, in linea d’aria, quello delle onde marine; che dentro il mare, dentro la città e dentro la gente ci sono ancora misteri. E allora, oltre che il saluto, mi rimane dentro per un po’ come un’imprecisa promessa.

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